Quanto ne sai veramente del cibo tipico italiano?

Quanto ne sai di cucina italiana?

Qualche data fa ho letto uno studio basato sulle statistiche di Just Eat, azienda di servizi specializzata nella distribuzione di cibo a domicilio, secondo cui tra i piatti più apprezzati nel nostro paese c’erano le pizze barbecue, la carbonara e quattro formaggi.

Ha scomposto le preferenze delle comunità autonome, sottolineando che queste preferenze sono state date con la maggioranza in Catalogna, in tutta Levante e in gran parte dell’Andalusia. Come immagino avreste fatto tutti voi, sono andato subito a vedere le preferenze della Cantabria e ho osservato che, insieme ai due Castiglia, Extremadura e Andalusia, abbiamo come predilezione la cucina americana, con i suoi hamburger e patatine fritte. Madrid e Navarra optano per la cucina orientale e, infine, la mappa si completa con le regioni che prediligono principalmente la cucina turca, come La Rioja e Galizia.

Attualmente possiamo gustare numerose cucine esotiche che ci mettono alla nostra portata, senza dover recarci nei rispettivi paesi, o nella capitale del regno, come abbiamo fatto qualche anno fa, se volevamo gustare tali piatti in stabilimenti con una certa garanzia di assomigliano le loro elaborazioni a quelle autentiche.

Possiamo trovare, quasi alla porta delle nostre case, cucine: araba, cinese, indù, giapponese, messicana, peruviana, sefardita e ovviamente italiana, che come possiamo vedere è ancora tra le preferite.

“La cosa più difficile della pasta è come si mangia”
Sono passati 90 anni da quando lo scrittore galiziano Julio Camba ha scritto sulla cucina italiana, e in particolare sulla pasta in “La casa de Lúculo o el arte de comer”. Afferma che “la cosa più difficile della pasta è il modo di mangiarla”, assicurando che “se riescono a mangiare i loro spaghetti in modo decente, allo stesso tempo distrarranno i loro vicini di tavola con un bel numero da circo”.

Conosciamo come i piatti più famosi della cucina italiana, antipasti, pizza, pasta, risotto, polenta o gelato, con la trattoria tipica come luogo ideale per degustare tali piatti. Ma ci sono cucine molto diverse nelle diverse regioni italiane come Venezia, Firenze, Piemonte o Sicilia.

La pasta è diventata un piatto quasi quotidiano nelle nostre case, soprattutto se sono presenti i bambini. Ma agli occhi di un italiano noi facciamo, giorno dopo giorno, errori nella loro preparazione o presentazione che non sono tollerabili per loro: il nostro concetto di ‘al dente’ è assente; Aggiungiamo la panna all’elaborazione chiamata ‘a la carbonara’; Usiamo un cosiddetto parmigiano che non lo è, lo dividiamo per cuocerlo e lasciamo anche asciugare la pasta per aggiungere il sugo più tardi, quando gli italiani hanno di regola: ‘la pasta non aspetta’ o in altre parole, elaborata e cibo.

Associamo anche l’idea di un tavolo con quadrati rossi e bianchi, con sopra una bottiglia di lambrusco. Ebbene, quella tovaglia non può essere considerata tipica, né un simile lambrusco è solitamente bevuto. Il lambrusco che ci propongono nelle nostre zone è qualcosa che una filiera presenta come tale, nel caso di un vino rosato a cui hanno aggiunto anidride carbonica e hanno messo un’etichetta in italiano. Qualcuno l’ha definito “un vino per chi non ama il vino”.

L’Italia ha grandi vini, non dimentichiamo, ad esempio, i suoi nebbiolo, chianti, barbaresco o barolo. Per quanto riguarda il vero lambrusco, è un’uva che esiste in cinque zone d’Italia, dove viene prodotto con il metodo Charmant, una tecnica di spumantizzazione.

Come ogni cosa nella vita, anche la cucina italiana, e in questo caso la sua pasta, ha avuto detrattori. Ambrose Bierce, giornalista e satirico americano, ha scritto: “I maccheroni sono un alimento italiano sotto forma di un tubo sottile e vuoto. Si compone di due parti: il tubo e il foro, quest’ultimo è la parte digeribile.